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gemelli.jpgL' essere umano è geneticamente programmato per vivere in società. Il bisogno di instaurare relazioni con i suoi simili non sarebbe, dunque, indotto dalla necessità di sopravvivere in un ambiente ostile, ma sarebbe un'esigenza innata.
 
A dimostrarlo è un'affascinante ricerca tutta italiana, pubblicata sulla rivista "Plos One". Lo studio è nato dalla sinergia tra i ricercatori delle Università di Padova, Torino e Parma e dell'Istituto pediatrico "Burlo Garolfo" di Trieste.

L'input alla ricerca è venuto dall'osservazione della spiccata propensione a socializzare dei neonati, già nelle prime ore di vita. Si è cercato, quindi, di capire se la medesima caratteristica fosse già presente nel grembo materno e per farlo sono state osservate le interazioni reciproche tra gemelli monovulari.

Lo studio è stato condotto avvalendosi dell’ecografia quadridimensionale, una tecnica che permette di monitorare i movimenti dei feti nel tempo. Le scoperte sono state sorprendenti: in primo luogo, già a 14 settimane di gestazione i fratellini si cercano, si toccano, si accarezzano.

C'è di più: quelli che potrebbero sembrare gesti involontari, dettati solo dalla curiosità di esplorare un po' l'ambiente caldo e ovattato che li circonda, si sono rivelati essere, invece, «movimenti verso il feto gemello  pianificati, intenzionali. Il feto non ha soltanto movimenti riflessi, di semplice reazione a uno stimolo», spiega Cristina Becchio, membro del team di ricerca.

I feti, infatti, sono capaci di differenziare le loro azioni, a seconda che vogliano toccare se stessi, le pareti uterine o il "compagno di giochi". Quando un feto cerca l'altro, i movimenti si fanno via via più lenti e delicati quanto più ci si avvicina al proprio gemello. Proprio come se già temesse di poter fare del male toccandolo con gesti troppo bruschi.

Si tratta di una relazione che si instaura intorno alla 11esima settimana di gravidanza, e diviene sempre più frequente tra la 14esima e la 18esima settimana.

L'incredibile scoperta potrà avere importanti riflessi nella cura di numerosi disturbi del comportamento, in primis l'autismo, che potrebbe essere già diagnosticato prima della nascita, osservando le anomalie di relazione del feto con se stesso, l'ambiente uterino ed eventualmente il proprio gemello.

L'autismo, infatti, è un disturbo dello sviluppo che si manifesta entro il terzo anno di età. Comporta gravi deficit nelle aree della comunicazione, dell’interazione sociale, e problemi di comportamento. Fondamentale per la sua cura è una diagnosi precoce. In Italia è una patologia che colpisce tra i 6 e i 10 bambini ogni 10 mila nati.

Martina Damiani

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