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bilancia sitoA Pisa un altro caso di alunno disabile privato del diritto allo studio e una sentenza che condanna il Ministero dell’Istruzione a interrompere il proprio «comportamento discriminatorio» oltre che a pagare le spese legali e un risarcimento per la famiglia

di Pierpaolo Corradini


PISA - A Pisa un altro caso di alunno disabile privato del diritto allo studio e una sentenza che condanna il Ministero dell’Istruzione a interrompere il proprio «comportamento discriminatorio» oltre che a pagare le spese legali e un risarcimento per la famiglia. Con la sentenza del 17 febbraio scorso il giudice del Tribunale di Pisa Tommaso Gualano «ordina al MIUR di interrompere la condotta discriminatoria nei confronti dell’alunno con disabilità». Il ragazzo, che frequenta la scuola secondaria di primo grado Gamerra a Pisa e che soffre di una grave forma di autismo, non sarebbe stato infatti seguito secondo quanto prevede la legge. «La sentenza 80/2010 della Corte costituzionale – dice il consigliere comunale Cinque Stelle Gianfranco Mannini – garantisce il sostegno in rapporto uno a uno per i bambini con disabilità gravi».

Il diritto al sostegno
Chi soffre di particolari disabilità ha quindi diritto a un insegnante di sostegno che lo accompagni per l’intera programmazione scolastica di 36 ore settimanali senza così gravare sugli altri compagni di classe. «La sentenza del 2010 – spiega Mannini, che è anche fondatore e presidente del coordinamento etico nazionale dei Caregivers – dà ragione alle molte associazioni che avevano fatto ricorso dopo che la spending review del 2009 aveva operato tagli del 50%». Secondo Mannini e secondo la dottoressa Maria Barone, consulente dell’associazione di consumatori Aduc il «trucco» escogitato dalla scuola sarebbe stato quello di garantire le 36 ore ma suddividendole in 18 di sostegno e altrettante di specialistica, con le prime fornite dal Ministero e le seconde dalla Asl. L’assistenza specialistica però è quella che viene concessa al disabile che ha anche problemi motori e che deve ricevere aiuto per il computer, per un laboratorio particolare o comunque per poter seguire le lezioni come i suoi compagni.

La sentenza
Anziché appellarsi al Tar, che prevede tempi lunghi e costi spesso ingenti, la famiglia del disabile pisano ha scelto di ricorrere in tribunale sulla base della legge 67 del 2006, quella che riguarda «Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni». E in appena un mese il giudice ha imposto al MIUR di fornire al disabile le 36 ore di sostegno previste per legge, pagare le spese processuali di circa 3500 euro, e riconoscere un simbolico indennizzo alla famiglia per il mancato sostegno da settembre fino al 18 febbraio di 500 euro.

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